25 aprile 1945, il drammatico incontro fra il Cardinale Schuster e Mussolini. L’Arcivescovo di Milano fece un ultimo tentativo di mediazione fra il duce e la Resistenza, mentre Milano insorgeva. Al Cardinale, più di ogni altra cosa, premeva salvare la città da ulteriori orrori e sofferenze, nel timore che si combattesse casa per casa. Ma Mussolini di fronte alla richiesta di resa incondizionata e saputo che delle trattative separate dei tedeschi, preferì fuggire verso Como, andando così incontro al suo destino. Sandro Pertini racconta che in quella sede si stava tentando di salvare la vita a Benito Mussolini trovando un accordo all’insaputa di comunisti e socialisti, che mai avrebbero approvato e mai approvarono per la sua resa e consegna al Comitato di Liberazione Nazionale; l’Arcivescovo di Milano si faceva garante della eventuale intesa. Ma l’incontro fallì e l’insurrezione di Milano era iniziata, nessuno e nulla avrebbe potuto fermarla. Mussolini raggiunse Como da dove poi, con codardia, tentò la fuga travestito da soldato tedesco. Fu in quel frangente che il compagno Pertini incontrò, per la prima e unica volta, il dittatore fascista.
CARDINALE SCHUSTER, ARCIVESCOVO DI MILANO (fonte Famiglia Cristiana)
Come si apprende dalla nobilissima lettera dell’Eminentissimo Cardinale Arcivescovo Schuster, già da qualche tempo le Autorità Ecclesiastiche, avevano ripreso le trattative iniziate da alcuni mesi prima con le Autorità militari e civili e del Comitato di Liberazione Nazionale allo scopo, di accorciare, se fosse stato possibile, il conflitto e ad ogni modo per risparmiare alle nostre città le conseguenze di più gravi disastri. Le trattative furono intensificate precisamente col verificarsi dell’avanzata alleata. E le conclusioni alle quali si giunse riaffermando il proposito di risparmiare qualsiasi distruzione di stabilimenti che sarebbero restati sostanzialmente in piena efficienza lavorativa; tutti i mezzi di produzione intatti, servizi pubblici, acquedotti ecc., salvaguardando quindi il lavoro e la possibilità di ripresa per l’Italia intera e per Milano in particolare. Nessun ostaggio (ed era il gioco angoscioso di vita contro vita!) ed anzi liberazione dei prigionieri politici, evitando il rischio di cruente intempestive evasioni, che avrebbero costato la vita ad integerrimi patrioti e forse avrebbero rimesso in circolazione delinquenti comuni. Si assicurava inoltre che il trapasso dovesse avvenire nella forma più ordinata possibile nelle mani degli uomini già designati e con responsabilità e funzioni dal C.L.N.A.I. (Comitato Liberazione Nazionale Alta Italia), senza soluzione di continuità, evitando gravi disordini, dispersioni di beni di consumo, che debbono invece essere disciplinatamente mobilitati per la popolazione tutta. Si era dunque ottenuto che Milano non diventasse in alcun modo il centro della resistenza disperata, col convergere in essa di tutti gli elementi militari del passato regime, risparmiando così alla città ambrosiana le distruzioni estreme e lo spargimento di sangue, e tutto questo senza intralciare, anzi favorendo il programma del C.N.L.A.I. anche in quest’opera di giustizia che si può e si dovrà realizzare nell’ordine attraverso i regolari tribunali, nel ripristino della tradizione italiana gelosa di quel diritto che risale a Roma cristiana e che, mentre esige la luce completa, rifiuta ogni arbitrio. Nel prosieguo delle trattative, mentre la situazione andava sempre più aggravandosi, chiese un colloquio con Sua Eminenza Benito Mussolini che fu ricevuto al Palazzo Arcivescovile giovedì nel pomeriggio alle 17,15. Mussolini giunse accompagnato da Zerbino, Barracu e dal dott. Bassi. Più tardi giunse anche il maresciallo Graziani, il quale procedette per i saloni arcivescovili, fino all’antisala dove si svolgevano i colloqui, tenendo in mano una grossa rivoltella, che posò sul tavolo del segretario, Don Terraneo. Il colloquio si svolse prima intimamente fra il Cardinale e Benito Mussolini e poi col seguito fino alle 18,30 e fu diretto ad ottenere l’evacuazione da Milano delle forze armate germaniche. A quell’ora sopraggiunsero il Generale Raffaele Cadorna ed il prof. Marazzi, in rappresentanza del Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia e del Corpo dei Volontari delle Libertà. Naturalmente tanto del primo che del secondo colloquio non si hanno particolari precisi ma solo diffusi. Si sa che, mentre il primo fra l’Arcivescovo e Mussolini ebbe carattere intimo, il secondo venne impostato sulla resa senza condizioni. Al termine del colloquio, Mussolini dichiarò che avrebbe dato una risposta risoluto entro un’ora, e si allontanò con Graziani, Zerbino, Barracu e Bassi, tornando in Prefettura. In Arcivescovado si attese invano la risposta e quando alle 21 si telefonò per sapere qualche cosa venne risposto che Mussolini col suo seguito avevano lasciato Milano, dalla quale nella stessa serata – e qualcuno nella giornata – si erano allontanati frettolosamente i Ministri ed i Ministeri, che qui avevano preso sede da qualche tempo, le autorità ed i così detti gerarchi, alti e bassi. Il comando della città veniva così assunto dal Comitato di Liberazione Nazionale che si insediava nel palazzo della Prefettura. Veniva nominato commissario della Provincia l’ing. Riccardo Lombardi; questore, il comandante Elia, ufficiale della Regia Marina; sindaco l’avv. Antonio Greppi e vice sindaco l’arch. Zanchetta. Intanto già nella mattinata Milano aveva espresso i suoi sentimenti, mano mano che la situazione andava aggravandosi e veniva pienamente giustificato ed approvato lì’intervento sollecito e paterno dell’Arcivescovo Schuster, ancora tanto premuroso delle sorti della città, e la decisione del Comitato di Liberazione Nazionale e dei Partiti che lo componevano. In molti stabilimenti, sopraffatti i pochi elementi contrari e qualche impenitente facinoroso, fu abbandonato il lavoro e nelle prime ore del pomeriggio anche i tranvai furono fatti rientrare nelle rimesse; il servizio tranviario delle linee foresi già non funzionava da due giorni. Spontaneamente, quasi rispondendo ad intese da lungo tempo decise, tutti i negozi si chiusero e le vie cittadine andarono animandosi, come nelle grandi occasioni. Nessun incidente grave si ebbe a lamentare per tutta la serata, nonostante che piccoli sparuti gruppi di fascisti repubblicani – all’oscuro evidentemente della sorte toccata al loro partito e decisa dai suoi capi – niente avessero tralasciato per intervenire con qualcuno dei sistemi e mezzi provocatori, così largamente usati in passato. Ma quella mattina la situazione era completamente cambiata. Nelle sedi appropriate un disperato appello venne lanciato alle Brigate Nere: non un fascista in divisa, non uno qualunque degli appartenenti alle formazioni armate del partito fu visto circolare; viceversa camion, automobili e camioncini carichi di membri del Comitato di Liberazione Nazionale nei numerosi giri di ispezione e di controllo nei quartieri cittadini, anche più popolari, venivano accolti da acclamazioni e da dimostrazioni di soddisfazione e di consenso. In qualche punto fu necessario intervenire con le armi e, durante le sparatorie, si ebbero a lamentare alcuni morti ed una quindicina di feriti. La mattina precedente elementi della “Muti” avevano arrestato un giovane sacerdote, Don Angelo Riva, coadiutore a San Giorgio al Palazzo, ed a chi ne chiedeva loro conto risposero che l’avrebbero tenuto in ostaggio; nella stessa mattinata il sacerdote venne però rilasciato.
Bibliografia essenziale: “L’Italia” – Giornale Cattolico – 29 aprile 1945; Altri periodici dell’epoca; Luca Frigerio, “25 aprile 1945” – “Il drammatico incontro fra il Cardinale Schuster e Mussolini”, “Chiesa di Milano”, 24 aprile 2015; Antonio Spinosa, Mussolini, Il fascino di un dittatore, Le Scie, Mondadori, 1989;
Dicembre 2023 – Lucio Causo