IL PRESEPE E LE TRADIZIONI NATALIZIE NEL SALENTO

IL PRESEPE E LE TRADIZIONI NATALIZIE NEL SALENTO

Secondo un’antica leggenda, S. Francesco d’Assisi, di ritorno dal Medio Oriente, a causa di una tempesta, approdò sul litorale adriatico, per cui sarebbe stato costretto a dimorare per qualche tempo a Lecce. Dell’avvenimento ci parla il cronista leccese F.A. Piccinni e soprattutto una lapide che ancora oggi si legge nella chiesa di S. Francesco della Scarpa di Lecce. Qualche notizia in più ce la offrì G. C. Infantino (Lecce Sacra, 1634), il quale ci dice che S. Francesco nel 1219, sbarcato ad Otranto, proveniente dalla Siria, si recò a Lecce ricevuto dai suoi frati, che qui da lui mandati si trovavano in una comoda casa, e qui dimorò fra loro con grandissima soddisfazione dei leccesi. Vicino alla suddetta dimora, vi era una piccola chiesa o cappella detta di S. Giuliano, dove il Santo, con i suoi frati, celebrava la messa.

Nel 1273, sull’area di quella casa, resa più grande da una donazione dei signori Guarini, l’Università ed il popolo di Lecce costruirono, a proprie spese, un Convento e una bella chiesa dedicata a S. Francesco, canonizzato nel 1228. 

Le fonti iconografiche dell’alto medioevo Presepe di famiglia anno 2000testimoniano l’usanza di rappresentare la Natività per devozione al Santo e al Bambino Gesù. Tuttavia è ormai assodato che la tradizione del presepio salentina fiorì e si diffuse ampiamente nelle chiese e nelle case a partire dal secolo XVI, epoca in cui essa si sviluppò in tutto il meridione d’Italia per l’impulso dato soprattutto da Napoli e dalla Sicilia. I due secoli che seguirono furono fecondi per il presepe in tutto il Sud Italia e questa tradizione fu stimolata essenzialmente dagli ordini religiosi della Regola di S. Francesco, in Terra d’Otranto.

Il presepe, a Lecce, in principio si manifestò come rappresentazione della Natività. Solo in seguito ebbe diffusione popolare, ma le origini risalgono all’impegno degli artisti e degli artigiani che collocavano nelle chiese, su commissione, le loro opere.

Nel XVII secolo, a Lecce, accanto alla lavorazione della cartapesta fioriva pure Presepe di famigliala categoria degli intagliatori della pietra locale (leccisu), con la quale è stato costruito tutto il centro storico cittadino. Basta osservare il magnifico Altare del Presepio del Duomo di Lecce, opera barocca ad intagli di pietra di Gabriele Riccardi, e le opere pastorali in pietra di Vito Carluccio di Muro, dei Buffelli di Alessano, di Vespasiano Genoino di Gallipoli, dei Martinelli di Copertino, dei Carrone, del Penna e degli Zimbalo di Lecce, pregevoli testimonianze queste, del culto seicentesco per il presepe di S. Francesco, per convincersi dell’abilità degli artisti ed artigiani salentini.

Il presepe nel capoluogo salentino si distinse soprattutto per l’opera degli intagliatori e dei cartapestai, i quali si sbizzarrivano nel rappresentare la Natività. Nel contempo artisti di pregio illustravano sulle tele il mistero della nascita del Messia ed ovunque, in Terra d’Otranto, chiese e conventi erano dotati di dipinti che rappresentavano la Natività.

A Lecce, sin dal XVI secolo, durante la fiera di S. Lucia, che si svolgeva attorno alla cappella omonima, varie categorie di commercianti  vendevano un po’ di tutto per la cucina e la casa. Tuttavia il maggior richiamo era costituito dai pezzi necessari per adornare il presepe. La fiera era molto frequentata dal popolino che acquistava i “pupi” di creta, casette di cartone, rami di pino, ed altri oggetti utili per allestire il presepe. La cappella di S. Lucia, ipogea, fino agli inizi del secolo scorso si trovava alla periferia della città. Poi, verso il 1960, è caduta sotto il piccone demolitore, ma per secoli intorno ad essa la gente ha manifestato devozione per la Santa protettrice della vista e  per la ricorrenza della fiera, con la quale la città di Lecce entrava nel clima natalizio.

Nel 1946 fu inaugurata la 1^ Mostra Artigiana Mercato del Presepio, che rimaneva aperta dal 13 dicembre, giorno dedicato a S. Lucia, fino alla vigilia di Natale.

Nel 1976 e nel 1977 i pupi dei presepi sono stati esposti nei locali della Mostra Permanente dell’Artigianato. Dal 1978 al 1981 i pupari sono stati ospitati nei locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Presepe di famigliaNel 1982 i pupari sono ritornati con le loro tradizionali bancarelle in Piazza S. Oronzo e nel 1983 la Mostra dei “pupi” e del presepe è stata sistemata nei locali del Castello Carlo V. In seguito la tradizionale Fiera di S. Lucia o del Presepe si è tenuta lungo le strade cittadine. La stessa Fiera ha avuto anche una prestigiosa manifestazione nell’ex Convento dei Teatini, ma dopo una serie di locazioni sperimentali, nel 2011 approdò in Piazza S. Oronzo con i tendoni tensostatici. Da diversi anni presso le bancarelle della Fiera viene distribuita gratuitamente la rivista “Lu Puparu”, edita dall’associazione degli amici dei pupi e dei presepi.

Per il 2015 c’è stata grande attesa in città per la Fiera di S. Lucia da aprirsi nel segno della tradizione. Finalmente la Fiera dei Pupi è tornata nell’ex Convento dei Teatini dal 6 al 24 dicembre. Centodue maestri artigiani hanno deciso di esporre le proprie opere ai visitatori per dimostrare la loro abilità artistica. Pezzi di vero artigianato possono essere scelti dal pubblico fra centinaia di opere di cartapesta, terracotta, pietra leccese o materiali vari della tradizione salentina. In Piazza S. Oronzo e Piazza del Duomo le  bancarelle sono pronte per l’ammirazione e la vendita delle celebri strutture dei presepi. Per molti anni la Mostra è stata allestita nel chiostro della Chiesa di Santa Irene, dopo essere passata per la Piazza di S. Oronzo e nei magazzini ex UPIM fra tante polemiche. Nel Museo della Cartapesta, ubicato nel Castello di Carlo V, i visitatori possono ammirare le opere dei maestri cartapestai dalla fine del 1700 ai giorni nostri, come Guacci, Gallucci, Surgente, Caretta, Capoccia, Errico, Mazzeo, Indino, Malecore. Nello stesso anno, per offrire agli appassionati un rilancio della tradizione e della mostra, è stata costituita a Lecce, l’Associazione dei Pupari e degli Amici del Presepio che raccoglie intorno a sé quanti ancora producono e quanti amano la qualità della più che centenaria usanza natalizia.

Osservando i “pupi” della produzione leccese, si ha un prezioso documento etnografico sui costumi e mestieri ormai scomparsi. I materiali usati nel Salento sono la terracotta e la cartapesta. Presepe di famigliaI pupi di terracotta, a carattere popolare, sono realizzati con stampi passati da padre in figlio e dipinti a freddo uno ad uno. I pupi di cartapesta sono unici per la vestizione, la pitturazione; le testine, piedi e mani, sono prodotti in serie, con le consuete forme. Le principali tipologie dei pupi si notano attraverso i vari costumi: da festa, da lavoro, da casa; i tipi di cappelli e di fazzoletti. Poi vi sono gli oggetti che completano le statuine: brocche, anfore, fiaschi, canestri; le varie attività e mestieri: arrotini, fabbri, filatrici, lavandaie, contadini, pastori, uomini con la fornacetta per preparare la ricotta, venditori e portatori di arance; infine gli strumenti musicali: zampogne, pifferi e infine i doni. In questo campo, troviamo: portatori di mellone verde o giallo, portatore di panieri di uova, di galletti, di fiasche di creta per l’olio, di canestri con pomodori, di panieri con ricotta, di anfore per l’acqua portate sulle spalle, di pale di fichidindia, panieri di arance e di fichi Un motivo tipico del presepe salentino è il suonatore di tromba che precede i Re Magi.

Nelle statuine di cartapesta prevale la figura del pastore che reca doni come tessuti, lana filata, ecc. La produzione del presepe nel Salento è affidata ad anziani appassionati solo per la circostanza del Natale. Qualcuno si organizza per vendere grotte, piccoli presepi, che la gente frettolosa acquista per la mancanza del tempo per realizzarli in casa. Per tali presepi si ricorre a vari materiali: carta, sughero, gesso, terracotta, conchiglie marine. Non manca l’erba sintetica, la serie delle lucine elettriche ed altri meccanismi che muovono le statuine. Nei grandi magazzini non manca niente: statuine di plastica, luminarie, terriccio ricavato dalla segatura del legno, neve prodotta da bombolette spray, alberi e casette di plastica.

Tra i pupari che hanno esposto durante la Fiera di S. Lucia, a Lecce, negli ultimi anni si sono distinti per estro e bizzarria, Antonio Mazzeo, morto sessantenne nel 1972, ed Ezechiele Leandro che amava definirsi l’unico puparo primitivo.

Il Mazzeo viveva a Dragoni, frazione di Lequile. La passione del puparo l’aveva nel sangue. Viveva in solitudine interpretando il mistero della Natività attraverso le vicende quotidiane degli umili, della gente diseredata come lui.

Ezechiele Leandro, deceduto nel 1981, viveva a S. Cesario, nella sua casa-museo. Ezechiele, pittore e scultore naif, partecipava alla mostra del presepe con figure strane lievitate dalla fantasia e dalla superstizione. Le sue creazioni potevano essere visitate nel suo Santuario della Pazienza, annesso alla sua abitazione.

Il presepe a Lecce e nel Salento continua a vivificare il periodo natalizio. In questi ultimi tempi il presepe ha ripreso vita con i presepi viventi che hanno il sapore della sagra folkloristica anziché il sincero e spontaneo sentimento religioso.

In tutto il Salento i preparativi natalizi vanno dalle nenie augurali ai canti religiosi, alla realizzazione del piccolo presepe, alla preparazione di dolci tradizionali (purceddhuzzi, carteddhate, pittule). Nel mese di dicembre la preparazione del presepe avviene con assicelle affastellate, contorti ceppi di vigna, con copertura di sugheri che somigliano alla roccia brulla. Tra le accidentalità coreografiche ecco apparire ponticelli rustici che sovrastano solchi dove scorrono lentamente rigagnoli che sboccano in una vasca nascosta sotto una grotta in un angolo remoto. Sul piccolo stagno si vedono le anitre di plastica galleggiare e il pupo pescatore a riva. In alto, sulla montagna, c’è un grippo di case attorno ad un castello, ad un campanile, e di là scendono i Re Magi, ognuno cavalcando un cammello, con accanto i palafrenieri. Qua e là si vedono piccole grotte ed i pastori che recano doni al Bambino Gesù. In ogni piccolo spazio, in ogni anfratto, si nota la riproduzione della vita patriarcale: con l’anfora presso il pozzo, la donna che lava i panni, quella che fila, che stende il bucato, l’uomo che zappa, il pecoraio con l’armento di ovini, l’artigiano ambulante col carretto di merci, i monaci che bivaccano, il massaro a cavallo di un ciuco e perfino lo sciocco che guarda la stella che brilla in alto, illuminando tutto il presepe.

Sul piano si apre la grotta benedetta, in fondo alla quale si vede la mangiatoia, la paglia su cui è posata la culla del Bambino Gesù, affiancato dal bove e dall’asinello, sdraiati per riscaldarlo con il loro alito, mentre le statuine della Madonna e di S. Giuseppe osservano con tenerezza il loro bambino. All’esterno, intorno alla grotta sono inginocchiati i pastori, giunti da lontano con i doni. All’ingresso della stalla, in alto, aleggiano due arcangeli che diffondono alle genti la lieta novella : “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Sono queste le rappresentazioni che ancora oggi si notano in tutti i presepi del Salento.

La sera del 24 dicembre il nucleo familiare è raccolto intorno al presepe. Nell’ora stabilita si compie il rito: tutti i presenti si dispongono in processione, in fila per due, davanti procedono i più piccini, il più piccolo dei quali reca fra le mani la culla del Bambino Gesù. Dietro, gli adulti, intonano gli inni sacri e procedono lentamente fino al presepe. Giunti innanzi alla grotta tutti baciano la statuetta del Bambino Gesù che viene deposta dal più piccino nella mangiatoia, tra la Madonna e S. Giuseppe.

Dopo il rito si imbandisce la tavola per il cenone, mentre sul focolare arde il ceppo. Sulla tavola appaiono i vermicelli, le pittule, i purceddhuzzi, è questo il piatto tipico dei dolci casalinghi preparati per il Natale. Presepe di famiglia Nell’attesa di recarsi in chiesa si canta, si scherza tra amici e parenti e si gioca a tombola. Ogni paese della provincia di Lecce ha le sue tradizioni. A Gallipoli le festività natalizie iniziano il 15 ottobre con la festa di S. Teresa. Un tempo venivano offerte le pitteddhe, dono del Bambino Gesù. Poi arrivano le ricorrenze con i piatti tipici: le pittule alla minoscia o alla seppia, innaffiate di vini generosi del Salento.

La festa dell’Immacolata a Gallipoli si celebra con il passaggio della processione nelle ore notturne. Tale tradizione è ancora viva a Sannicola, a Tuglie e in altri paesi vicini. Dall’Immacolata a S. Lucia, un tempo, si esponevano nella piazza, i pupi, famosi quelli che rappresentavano i mestieri gallipolini, legati all’attività marinara, soprattutto pescatori e pescivendoli. Le stesse pietanze tipiche non prescindono dalla base di pesce.

Nel passato ogni festa, ogni ricorrenza aveva un sapore diverso. L’avvenimento era legato alla vita, che scandiva l’esistenza umana. L’identità delle genti affondava le sue radici più profonde nelle antiche tradizioni che si erano coniugate con il cristianesimo conservando occulti valori, simboli e significati.

 

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